Questa mattina, mentre stavo facendo colazione nel solito bar, prima di andare al lavoro, ho sentito in sottofondo What’s The Frequency, Kenneth? dei R.E.M., il singolo apripista di Monster, pubblicato nel 1994.
La radio non aveva il volume particolarmente alto, eppure la mia attenzione ne è stata catturata da subito, con facilità.
Il mio semiparalitico culo, senza che quasi me ne rendessi conto, ha cominciato, come per miracolo, a muoversi con grande piacere e voluttà, assecondando il ritmo della chitarra di Peter Buck.
Allora ho capito una cosa, in maniera inequivocabile: ho nostalgia dei R.E.M.
Più in generale, forse, ho nostalgia dei tempi nei quali bastava un riff – ok pur sempre un grande riff, non c’è che dire – per gasarmi e mandarmi in orbita.
Manuel Agnelli version 2014 sembra il frutto di un incrocio tra Lisbeth Salander (interpretata da Noomi Rapace) e il Professor Severus Piton di Harry Potter; voglio un pensiero superficiale che renda la pelle splendida…
RISPONDE L’AVVOCATO DI SARAGAT (o delle cause perse)
Un tempo non lo potevo vedere, e non l’avevo mai visto, forse perché non ne avevo il coraggio. Ma dopo averlo visto accompagnare Cesare Basile dal vivo come un qualsiasi altro orchestrale mi sta quasi simpatico.
Saper stare al proprio posto è una dote di pochi.
Detto questo, nun se pò guardà.
Luciano Ligabue version 2014, invece, sembra il negativo di Jessica Fletcher, la “Signora in Giallo”: stessa pettinatura, stesse guance cadenti, stessa dentiera, stessa statura. Con una differenza: è molto più credibile un’arzilla vecchietta che fa arrestare pericolosi assassini, che un nonnetto che gioca a fare la rockstar. Aui ui!!!
Indifendibile, chiamate Taormina, forse lui ce la fa.
Accendo la TV, faccio un po’ di zapping ignorante, finché la mia attenzione non è catturata dal faccione sorridente di Piero Pelù nelle vesti di giudice a “The Voice of Italy”: allora penso, perplesso, ai tanti capolavori regalatici dai Litfiba negli anni ’80; lui di sicuro non ci pensa. Anzi, dà l’idea di divertirsi, e anche molto, a fare il coglione in mezzo agli altri tre sepolcri imbiancati…allora decido di andare a letto, ma sono turbato. E sogno. E nel sogno sento il mio corpo che cambia e prende il volo, e vola fin dentro gli studi RAI di Milano, ove produce un’enorme, avvolgente colata di maleodorante, acida, organica malta. Ecco, ora Pelù ride meno. Molto meno. Io invece mi sveglio col sorriso sulle labbra.
Federico Fiumani sul suo Facebook dice che: Un libro è buono se la vitalità che hai dopo averlo letto è superiore a quella che avevi prima di leggerlo e quello di Piero, “Identikit di un ribelle”, a me ne sta dando davvero molta. Anch’io vorrei farmi difendere da Fiumani. Non è la RAI.
Quando ho sentito per la prima volta dal vivo l’auto-cover di “Del Mondo” dei C.S.I. suonata e cantata da Massimo Zamboni, per un attimo ho provato l’istinto di ucciderlo con le mie stesse mani. Ti voglio tanto bene Massimo ma, per cortesia, quella canzone evita di farla. Ok, passi un po’ di cacofonia, ma c’è un limite a tutto…
Sempre per parlare dei soliti, si potrebbe fare lo stesso ragionamento anche per i Diaframma. Credo che quando si sente di cantare una canzone che ha scritto ma che è stata affidata alla voce di un altro abbia il pieno diritto di farlo, assumendosene le responsabilità.
Quando invece ho visto per la prima volta la “Saga” di Giovanni Lindo Ferretti, ho provato da subito l’insopprimibile desiderio di mangiare carne di cavallo. Cruda.
Quando ho visto i Chiostri a Reggio Emilia attrezzati a mo’ di Plaza de Toros ammetto di aver pensato al Colosseo.
E’ uscita da qualche tempo la versione 2.0 di “Curre Curre Guagliò” dei 99 Posse… posso dire ‘sti cazzi?
Per restare in atmosfera di indie-revival, nei mesi scorsi è uscita una nuova versione di “Hai Paura del Buio?” degli Afterhours, a diciassette anni (???) di distanza dall’originale…che Agnelli/Piton abbia deciso di pubblicarla perché l’anno scolastico a Hogwarts è terminato, e a casa si annoia?
In tutti e due le riedizioni una presenza costante: Samuel dei Subsonica. Una volta ridevamo del fatto che in qualsiasi genere di locale in cui andavano sbucava regolarmente un personaggio giustamente ribattezzato l’Onnipresente. Una sera sono andato al cinema ed era anche lì, NEL FILM.
La canzone “Ti Vendi Bene” de Le Luci della Centrale Elettrica, tratta dal nuovo album Costellazioni, ha un ritornello che è uguale a quello della “Bucatini Disco Dance” di Bonolis & Laurenti. Complimenti Vasco, la prossima volta Le tagliatelle di nonna Pina! Tanto pe’ cantà.
Devo ancora sentire il disco e rimando l’udienza post ascolto (che frase da otorino). Qualcuno giustamente mi faceva notare la somiglianza di Brondi con Carboni. Che sia un mutante? Le luci della centrale atomica di Caorso?
Ho sognato che Nick Cave & Warren Ellis erano invitati da Linus e Nicola Savino a Deejay chiama Italia. Ho sognato che accettavano l’invito. Ho sognato anche che, alla prima domanda del cazzo, Nick Cave staccava la testa di Savino e la conficcava nel culo di Linus. Il tutto con lo straziante violino di Warren Ellis in sottofondo. Forse la sera prima avevo mangiato pesante.
È stata la carne cruda di cavallo.
Giuro, non voglio infierire per forza sullo pseudo-rocker di Correggio, ma quando l’ho visto profanare quel monumento alla canzone mondiale che è Crueza de Ma di Fabrizio De André, davanti a dodici milioni di telespettatori, con una versione che a definirla imbarazzante si fa un complimento, avrei voluto togliere la testa di Savino dal culo di Linus per infilarla in bocca a Ligabue, fino a farlo soffocare nei miasmi. Sogni di r’n’r…
Hai mangiato anche del maiale crudo?
Elio di Elio e le Storie Tese è diventato come Pippo Baudo ai tempi d’oro: in TV lo si trova ovunque. Un vero prezzemolino. Programmi televisivi, talent shows, spot pubblicitari…tenere in ordine le sopracciglia costa.
Una cosa che non ho mai capito è perché quando si parla di Elio e le Storie Tese salta sempre fuori che sono dei bravissimi musicisti. D’accordo, ma nel loro caso sarebbero più importanti i testi.
Gli Skiantos non saranno certo ricordati per la tecnica, mi sono già risposto da solo
Di recente ho riascoltato, dopo anni che non lo facevo, Viaggio Senza Vento dei Timoria. Splendido disco, senza ombra di dubbio, cantato in modo superbo da Francesco Renga. Che–gran–voce. Vorrei pertanto dire una cosa a quel fighetto, magro, bello e ben vestito, quello che sta con Ambra Angiolini. Gli vorrei dire che, invece di fare la puttana di trasmissione TV in trasmissione TV, belando canzoni vomitevoli in playback, con il capello sempre in ordine e la barba scientificamente incolta, farebbe meglio a riascoltarselo anche lui, Viaggio Senza Vento. Forse un minimo senso di colpa lo coglierebbe, forse (re) imparerebbe a cantare come si deve.
Vogliamo parlare di Pedrini?
Francesco di Giacomo muore, Jovanotti vive e prospera. Freak Antoni muore, Biagio Antonacci vive e prospera. Lou Reed muore, Eros Ramazzotti vive e prospera. La vita è proprio una gran troia.
Si fatica a difenderla, la vita…
Non so voi, ma io non reggo più la cosiddetta scena romana: i Tiromancino, i fratelli Riccardo e Roberto Sinigallia, Niccolò Fabi, Federico Zampaglione, Roberto Angelini, Max Gazzè, Daniele Silvestri, Marina Rei, ecc. ecc. Mi sembrano tutti uguali: dei gran paraculi, afoni, protetti dalla stampa specializzata capitolina, sempre e comunque compiacente nei loro confronti.
Se la sonano e se la cantano, ma tra Silvestri e Zampaglione ne passa di acqua nel Tevere, se permettete…
Tornano i Pixies. Tornano gli Afghan Whigs. Tornano i Blur. Tornano i Massimo Volume. Tornano quasi tutti. Gli anni ’90 imperversano. E’ come se quanto emerso dagli anni Zero, e (finora) dagli anni ’10, non avesse lasciato alcun segno. A essere onesti, anch’io ho l’impressione che la musica si sia fermata a quegli anni. Sono uscite tonnellate di nuovi dischi, ma non ne ricordo uno che mi abbia colpito sul serio. Sì, carini, bellini, ben suonati, ben arrangiati…ma finisce lì, non riesco ad appassionarmi. Non sedimentano. E poi, non riesco più a imparare le canzoni a memoria, vorrà pur dire qualcosa.
Dente, Brunori Sas, Colapesce, Vasco Brondi vs. Fabrizio De André, Lucio Dalla, Francesco Guccini, Ivano Fossati. Si stava meglio quando si stava peggio.
Battuta di Massimo Zamboni al commento “Certo che se c’era Ferretti alla voce era un’altra cosa… – Anche se c’era David Gilmour alla chitarra!”
Ho sempre trovato sopravvalutati i testi di Cristiano Godano. In tanti gli riconoscono un certo spessore letterario. Io no. Ammetto che alcune cose, soprattutto le prime messe in musica con i Marlene Kuntz, funzionano. Più in generale, proprio non riesco a farmele piacere le sue liriche. Ho sempre la sensazione di avere a che fare, più che altro, con delle frasi buttate giù a cazzo di cane, farcite di termini forbiti e ricercati, unico scopo quello di impressionare le giovani, e sensibili, pulzelle alternative. Ok, va bene giocare all’intellettuale, va bene farsi crescere la barba e darsi un tono: ma alla fine anche tu, ammettilo caro Godano, hai The No Pussy Blues.
Meglio del sentirsi forti nel labile.
Se siete abbonati a Sky, avrete avuto l’occasione di dare un occhio, ogni tanto, al canale monotematico Rock Tv. La rotazione dei video non è malvagia, anche se a volte si esagera un po’ col metal. Si resta comunque su livelli accettabili. E’ quando l’attenzione si sposta sui programmi con il conduttore in studio, che casca l’asino (borchiato). Si assiste al trionfo di tutti gli stereotipi, triti e ritriti, applicati al rock. Luoghi comuni a go-go, frasi fatte, VJ quarantenni e ultraquarantenni che giocano a fare i pischelli, quell’arteriosclerotico di Pino Scotto che vomita ogni santo giorno gli stessi deliri. Che tristezza. Alla fine, per amore della musica, sarei persino disposto a chiudere un occhio, non fosse che l’editore del canale è Gianluca Galliani. Gianluca Galliani, il figlio-clone di Adriano, l’AD del Milan. Eh, no. No. Fare soldi anche sulla musica, no. Speriamo che lo spirito incazzato di Jimi Hendrix si manifesti in tribuna vip a S. Siro, gli infili un amplificatore Marshall in gola, attacchi il jack della Fender Stratocaster “Olimpic White”, metta il volume a dieci, e lo fulmini sul posto, nel bel mezzo dell’assolo di All Along The Watchtower.
Non ho Sky, rivolgetevi al servizio clienti, risponde Zio Fester.
Marco Castoldi in arte Morgan, uno dei musicisti italiani più sovrastimati degli ultimi vent’anni, è marcio, talmente marcio che se gli fai una trasfusione di sangue muore di overdose.
Ci sono alcune cose di cui non mi faccio una ragione. Questa è una: « Cercavo un artista che fosse all’altezza per far rivivere quel lavoro dedicato a Spoon River. Conoscendo Morgan ho scoperto che è colto, preparato. Poi l’ho sentito cantare alcuni di quei brani a Roma e mi sono convinta che sarebbe stato bello farne un disco nuovo. Gli ho lasciato carta bianca e il risultato mi ha entusiasmato » (Dori Ghezzi)
Per favore, qualcuno stacchi la spina della chitarra di Tom Morello, qualcuno gli leghi le mani dietro la schiena! Il suo assolo nella versione di The Ghost of Tom Joad di Springsteen, pubblicata su High Hopes, ha su di me lo stesso effetto che avrebbe veder conficcare una lama di coltello nella tela de I Girasoli di Van Gogh.
Uso il commento di Eddy Cìlia: (…) poi c’è la “questione Tom Morello”, molto dibattuta ultimamente fra gli appassionati. Con questa me la sbrigo in fretta: con la musica dell’uomo del New Jersey l’ex-Rage Against The Machine e Audioslave c’entra meno di zero, in “High Hopes” fa danni pressoché ovunque – persino dove ci sarebbe poco da danneggiare: nella di suo rutilante Heaven’s Wall, in quella Philadelphia di serie B che è American Skin, in quella Dancing In The Dark di serie C che è Harry’s Place – e non sarà un caso se nei pochi brani decenti non c’è. Nondimeno: l’ha mica obbligato lui il padrone di casa ad aprirgli la porta e a farlo accomodare nel salotto buono. La tragedia è che, per quanto con i suoi assoli metallari il chitarrista ci si metta d’impegno, quest’album più di tanto non si può peggiorarlo. Articolo completo
Spero abbiate già avuto occasione di ascoltare il live pubblicato, lo scorso Dicembre, da Nick Cave and The Bad Seeds: perché merita.
Già la copertina, da sola, varrebbe il prezzo d’acquisto. Nick Cave sprigiona un carisma devastante anche quando si veste da azzimato pappone. Anche da seduto. Anche indossando un paio di scarpe che nemmeno Tony Manero ne “La Febbre del Sabato Sera”. Leggendario. Cave, non Manero.
Poi, ci sarebbe il contenuto del dischetto. E che contenuto!
Si tratta di uno show registrato con i Bad Seeds in formazione ridotta, per l’emittente radiofonica KCRW di Los Angeles. Davanti a 180 persone adoranti, senza alcun overdub.
Versioni più scarne e pacificate rispetto a quelle rese durante l’ultimo, fortunato tour, ma lo stesso incredibilmente efficaci. Attirano subito la tua attenzione, e ti attaccano alla poltrona, dalla prima all’ultima nota.
Due le cose che m’impressionano di più: la prima, il suono della chitarra di Warren Ellis, nitido ma allo stesso tempo impuro. Un suono che sembra sempre sul punto di spezzarsi, ma che invece non si spezza mai; la seconda, la voce di Nick Cave, che ormai da tempo ha raggiunto dei livelli di profondità e di espressività sconosciuti ai più.
Comunque, al di là delle analisi tecniche o pseudo tali, una volta schiacciato il tasto “play”, si gode davvero molto. Come dei ricci, direi.
Si comincia con HIGGS BOSON BLUES, che oserei definire un istant classic: la tenor guitar di Ellis guida la leggendaria truppa in un mantra quasi psichedelico, sia per le liriche, che nell’andamento musicale, e hai l’impressione di essere al cospetto di una grande canzone.
La febbricitante chitarra del super-barbuto domina anche STRANGER THAN KINDNESS, sempre meravigliosa e, soprattutto, MERMAIDS.
Quest’ultima si pregia di una coda finale giocata tutta su un noise che sembra dover esplodere da un momento all’altro, ma che invece viene sapientemente trattenuto grazie all’abilità di Ellis nel saper dominare anche i feedback più selvaggi. Chapeau.
E pensare che al primo ascolto su “Push The Sky Away” (il disco) questa canzone mi sembrava solo un mero esercizio di stile. Grande stile in ogni caso, stiamo pur sempre parlando di Re Inkiostro, eh…che superficiale cazzaro che sono.
Notevoli anche le versioni di FAR FROM ME, PEOPLE AIN’T NO GOOD e THE MERCY SEAT, che ruotano intorno al piano e alla voce di Cave. A proposito di THE MERCY SEAT vorrei aprire una breve parentesi: la puoi stuprare, la puoi sfondare di feedback, la puoi rallentare, la puoi suonare in versione super magra, a cappella, o come cazzo ti pare, il risultato finale non cambia. Si tratta di un capolavoro assoluto, per chi scrive una delle più grandi canzoni di sempre.
Andando sul personale, voglio confessarvi che di nutrire un debole per PUSH THE SKY AWAY (la canzone), che in questo contesto viene resa in maniera molto simile rispetto al disco: mai sentito un simile contrasto tra una musica tanto cimiteriale e un testo così pieno di speranza. Brividi.
Insomma, per farla breve, possiamo dire di trovarci di fronte ad una Band super, una delle più grandi del mondo e di sempre, guidata da un Nick Cave in forma scintillante, mirabile. La parentesi con i GRINDERMAN forse non ci avrà regalato capolavori ma, è evidente, gli ha fatto un gran bene, vista la bellezza sia di “PUSH THE SKY AWAY” (il disco), che di questo live.
Per terminare, mi sento di affermare quanto segue: NCatBS sono ancora in grado di spaccare il culo a tutti quelli che incontrano sul loro percorso. Alla grande.
Non male, per una band di ultra cinquantenni, la cui classe è inversamente proporzionale al (dubbio) gusto nel vestire. Quando li vedi salire sul palco hai l’impressione che siano appena usciti di galera e che si stiano recando ad un appuntamento galante, forse con una puttana da quattro soldi.
Poi, però, si dà il caso che mettano mano agli strumenti, e che comincino a suonare.
E allora, si gode. Assai.
Musica uscita dal guscio
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